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CRONO 2


Questa risposta, che ci giunge postuma, dovrebbe convincerci a buttare nella spazzatura tutte le accuse di mistificazione lanciate su Padre Ernetti e permetterci, quindi, di valutare con altra attenzione la questione dell’esistenza o meno della macchina audiovisiva temporale. Ma torniamo a Don Borello il quale, nell’intervista sopra menzionata (9), dichiara di essersi incontrato con Padre Ernetti e di aver da lui ricevuto l'informazione che la macchina era stata smontata e portata in una sala del Viminale (il Ministero degli Interni italiano). (Non, quindi, come affermato allo stesso Padre Brune e ad altri, in Vaticano). Va da sé, che rimane non credibile che una macchina simile sia stata consegnata al vaticano dal Ministero degli Interni italiano; ma rimane altrettanto incredibile che il Vaticano l'abbia consegnata al Viminale. Nel marzo del 2000, esce negli Stati Uniti un libro su Padre Ernetti scritto da Peter Krassa, dal titolo "Il cronovisore di Padre Ernetti - la costruzione e la scomparsa della prima macchina del tempo del mondo". In questo libro è contenuta una testimonianza del Prof. Giuseppe Marasca. Infatti egli dichiara di aver ricevuto da Padre Ernetti il testo del Thyeste. Quel testo la cui autenticità, nel libro di Krassa “Il Cronovisore di Padre Ernetti”, è messa in discussione dalla Professoressa Katherine Owen Eldred diplomata in letteratura classica all’Università di Princeton. Padre Brune era stato, in precedenza, contattato da John Chambers direttore delle edizioni “New Paradigm Books” che stava preparando una edizione americana del libro, in tedesco, di Peter Krassa. A Padre Brune veniva richiesto di mettere a disposizione tutta la documentazione di cui poteva disporre.

Nell’occasione, gli veniva inviata una copia dell’edizione americana in preparazione che risultava molto rimaneggiata rispetto all’edizione tedesca. Padre Brune si rende conto che l’edizione americana ha un allegato esplosivo. Un italiano che, venuto a conoscenza della nuova edizione in inglese, aveva inviato una lettera nella quale si dichiarava come una sorta di “figlio spirituale” di Padre Ernetti. L’italiano voleva assolutamente rimanere anonimo e chiedeva formali garanzie a questo scopo, prima di permettere la pubblicazione della sua lettera. Naturalmente il direttore della “New Paradigm Books” conduce una sua piccola inchiesta, al termine della quale, ritiene di avere buone ragioni per considerare il documento pervenuto autentico. Il documento viene accompagnato da una perfetta traduzione in inglese, che è appunto quella utilizzata nell’edizione americana del libro di Krassa. La lettera, pubblicata nel libro di Padre Brune, nel capitolo “Il bugiardo crolla alla fine”, contiene, o vorrebbe contenere, una vera bomba; la confessione di Padre Ernetti che racconta la verità circa il cronovisore, il volto di Cristo, il Thyeste. (un’opera teatrale attribuita a Quinto Ennio di cui Padre Ernetti avrebbe recuperato con il suo cronovisore la rappresentazione tenuta a Roma nel 169 a.c.) (10). Ecco sinteticamente il contenuto della lettera: Padre Ernetti avrebbe confessato al figlio di un suo caro amico, che fin da bambino lo chiamava Zio Pellegrino, che: - la ricostruzione del Thyeste era stata immaginata da lui e non proveniva dalla macchina del tempo - l'immagine di Cristo proveniente dalla macchina del tempo era una bugia - la macchina l'aveva costruita da solo, Fermi non c'entrava nulla, anzi ogni volta che lo incontrava lo prendeva in giro. Insomma, gli eventi registrati dalla macchina sarebbero tutta una montatura. Ma la macchina non era una fantasia, l'aveva veramente costruita, ma da solo.

Ecco cosa dice al giovane sul cronovisore: "Lascia che ti dica a cosa assomiglia il mio cronovisore. E' una sfera, come un apparecchio da immersione o un sottomarino individuale, con aperture all'altezza degli occhi in tutte le direzioni. E' sospesa a un cavo con un sistema che gli da la completa libertà di movimento. E' fatta di materiale molto leggero, una lega di alluminio. E' mossa dal solo potere del pensiero" Qui c'è qualcosa che non va. Riporto di seguito: - l'intervista con Vincenzo Maddaloni, che non ha brillato per deontologia informativa, nel 1972, (1) - la lettera scritta a Don Borello nel 1990 (9) , richiamata da Padre Brune nell’intervista rilasciata alla rivista "Chi" del luglio 2002 (12): nell'intervista con Maddaloni del 1972 ecco cosa diceva della macchina: Maddaloni: Captare, ma come ? Padre Ernetti: Con l'uso di apparecchiature adatte. La nostra èquipe è stata la prima nel mondo a costruirle. L'attrezzatura è formata da una serie di antenne per permettere la sintonizzazione delle singole voci ed immagini. Si sa che ciascun essere umano da quando nasce a quando muore lascia dietro di sé come una doppia scia una sonora e una visiva, una specie di carta di identità diversa per ogni persona. E' in base a questa carta d'identità che si può ricostruire la singola persona in tutti i suoi fatti e i suoi detti, per questo motivo si è in grado oggi di risentire e di rivedere i personaggi più grandi della storia. Allora questa macchina è una sfera attaccata ad un filo o è un insieme di apparecchiature collegate ad una selva di antenne? E ancora, quando Padre Ernetti scrive a Don Borello (9) "L'esistenza dell'apparecchio (la macchina del tempo) è una sacrosanta verità", che si abbia captato (con quella macchina) tante cose del passato è pure una verità; che tra queste cose captate ci sia anche l'immagine di Gesù e il Thyeste di Ennio è una verità, e che le supreme autorità ne abbiano proibito l'uso è anche una verità" Queste dichiarazioni, scritte a Don Borello, vengono ricordate e rafforzate anche nell'intervista rilasciata a "Chi" da Padre Brune (12) e naturalmente sono riportate nel suo libro. La contraddizione tra la confessione di falso e queste dichiarazioni è più che palese. In mezzo a questa nebbia artificiosa, dov'è la verità. Se è vera la “confessione” allora anche la macchina è esistita, non ha importanza che forma avesse. Su questa equivalenza si basa la considerazione di Padre Brune che questa lettera, pur avendo intento denigratorio, ammette che la macchina è esistita. Il fatto è che la macchina, se mai è stata costruita, è stata ben occultata. E senza prove vacillano anche gli angeli. In sintesi. Questa lettera, che dall'Italia ha varcato l'oceano, non sappiamo se è stata scritta e spedita per amore della verità. Sarebbe opportuno che chi si nasconde nell'anonimato si facesse conoscere, prima che qualcuno lo rintracci.

Può darsi, infatti, che, fra queste righe, fra i documenti allegati, ci sia il filo che potrebbe condurre all'estensore di quelle parole che calpestano l'onore di un sacerdote molto amato e rispettato, oltre che deriso e contrastato. Quella lettera (10), che esce dall'ombra, invece di chiarire, rende tutto confuso. Che amico, che “figlio spirituale” sarebbe colui che rende pubblica una confessione, se mai vi sia stata, resa da una persona, incontestabilmente, non nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali. Credo che non dovrebbero rallegrarsi di questa "confessione" i suoi detrattori, quand’anche abitanti su un colle, né dovrebbero rammaricarsene i suoi estimatori. Circa un anno dopo questo colpo di scena, nel febbraio del 2001, nella sua Varazze, muore Don Borello. Nella Gazzetta d'Alba del 7 marzo 2001 (11) Don Eugenio Fornasari, ricordando la sua attività di sacerdote e di scienziato, ne traccia un profilo lusinghiero. (Padre Brune che cerca di prendere contatto con Don Borello nella seconda metà del 2001 non sa ancora della sua morte.) Nell'articolo della "Gazzetta" (11) si accenna anche al monaco Benedettino Padre Pellegrino Ernetti e delle sue ricerche simili a quelle di Don Borello. E' degno di nota il fatto che, in Italia, la macchina del tempo, ovvero la possibilità di registrare gli eventi del passato, sia legata, per quanto riguarda la stampa non scientifica, a due figure di sacerdoti: Don Luigi Borello e Padre Pellegrino Ernetti appunto. La reazione di Padre Brune, amico carissimo di Padre Ernetti, è decisa e senza tentennamenti. Una reazione sintetizzata nel titolo del 9° capitolo del suo libro: “Un contre-feu” che ho tradotto: “una risposta all’aggressione”. Un titolo del nono capitolo che vorrebbe essere il vero titolo del libro, essendone la vera motivazione. Infatti, con questo libro titolato: "Il nuovo mistero del vaticano", Padre Brune cerca di ricondurre la ricerca della verità dove, forse, ancora c'è qualcuno che la conosce. Padre Brune rilascia al settimanale "Chi" una lunga intervista che viene pubblicata il 29 luglio 2002 nella quale parla appunto del suo ultimo libro (12). “Ho la certezza che quella macchina sia stata veramente inventata da Padre Ernetti e che si trovi ora nascosta in Vaticano”. Una certezza che si basa: «Su un’amicizia con Padre Ernetti che è durata trent’anni, dal 1964 alla sua morte, avvenuta nel 1994. Durante tutto questo tempo ci siamo incontrati spesso e abbiamo trascorso insieme decine di ore a parlare del cronovisore. In alcune occasioni sono andato a trovare Padre Ernetti anche con degli amici scienziati e anche loro hanno ascoltato le sue confidenze. Non ho alcun elemento per ritenere che Padre Ernetti fosse bugiardo o fosse un mitomane, per cui io credo ciecamente a quanto mi ha riferito». Questo libro è la difesa appassionata di una amico che prende le difese dell'amico scomparso, mentre su di lui aleggiano, postume, accuse di frode. Padre Brune cerca con grande determinazione, non tralasciando nessun indizio, qualcuno, un amico, una sorella, che abbia raccolto le confidenze di Padre Pellegrino, ma è una ricerca che sventaglia la mano al buio e nel vuoto.

Forse, bisognerebbe cercare di parlare con gli alunni del conservatorio Benedetto Marcello di Venezia o con studenti che lo abbiano avuto come docente all’università o a Roma, presso il Conservatorio di Santa Cecilia. E’ possibile che Padre Ernetti non abbia mai detto nulla ai suoi alunni sulle sue ricerche e sulla macchina del tempo? Se qualcuno degli alunni di Padre Ernetti avesse qualcosa da dire, dopo aver letto queste righe, accetterò volentieri un contatto a mezzo della mia posta elettronica. Anche mantenendo la riservatezza, se richiesta. Padre Francois è così amico di Padre Pellegrino da non rendersi conto che il vero e unico amico di Padre Pellegrino, l'unico a cui ha detto tutto il dicibile e con il quale si è veramente confidato, vive nello stesso luogo in cui lui abita. Padre Francois lo vede tutti i giorni, quando si specchia. Caro Padre Francois, è lei l'unico, vero, amico per la pelle di Padre Pellegrino, e chi non vorrebbe avere un amico pronto a difenderti anche dopo che sei morto. Un amico che è pronto a fare lunghi viaggi, a parlare con tante persone; avendo come unico scopo quello di difendere la buona memoria dell'amico scomparso. Caro Padre Francois, il suo libro dovrebbe essere letto, anche solo per l'inno all'amicizia vera e disinteressata che rappresenta. Vorrei richiamare le affermazioni, espresse in varie interviste, sia di Padre Ernetti che di Don Borello. Padre Ernetti nell'intervista del 1972 dice: "Padre Ernetti: Questa macchina può provocare una tragedia universale Maddaloni: Perché? Padre Ernetti: Perché toglie la libertà di parola, di azione e di pensiero infatti, anche il pensiero è una emissione di energia, quindi è captabile. Si potrà, cioè, per mezzo della macchina, sapere quello che il vicino o l'avversario pensa. Le conseguenze sarebbero due: - o un eccidio dell'umanità - oppure, cosa difficile, nascerebbe una nuova morale. Ecco perché è necessario che questi apparecchi non diventino alla portata di tutti, ma restino sotto il controllo diretto delle autorità. Maddaloni: Fino a quando? Padre Ernetti: Fino a quando l'uomo imparerà ad agire bene per il bene". Don Borello, nell'intervista rilasciata al settimanale "Chi" (9), parlando della lettera che gli aveva scritto il monaco benedettino, in diversi punti dell'intervista dice: «E se invece, attraverso quella macchina, si scoprirà che i fatti prodigiosi riguardanti la vita di Gesù sono stati inventati dai suoi discepoli ? ». «Se le scoperte di padre Emetti fossero state autentiche, potevano diventare una “bomba” devastante. Avrebbero potuto portare alla dimostrazione che eventi fondamentali per la storia e per le religioni non sono mai esistiti con inimmaginabili conseguenze sociali». «È chiaro che una invenzione del genere “sconvolge” il mondo. Se si riesce a ricostruire quanto è accaduto, è possibile risolvere tutti i dubbi, tutti i delitti, tutte le congiure.

Non ci sarebbero segreti, vita privata. Ogni azione, per il fatto che diventa energia, vagherebbe nello spazio e potrebbe essere captata da chiunque abbia un “cronovisore”». Sostanzialmente essi affermano che questo apparecchio: - è pericoloso perché è in grado di leggere il pensiero e quindi in grado di rendere visibile ogni segreto, - è pericoloso perché potrebbe dimostrare che gli eventi straordinari attribuiti a Gesù sono stati inventati dai suoi discepoli, - è pericoloso perché potrebbe dimostrare che eventi considerati fondamentali nella storia scritta e nella nascita delle religioni non sono mai esistiti. Che dire di queste argomentazioni. Nel campo ecclesiale, per quanto specialmente attiene alla Chiesa Cattolica, dovremmo ricordare che la stessa Chiesa è il corpo di Cristo. Le ricerche di Giuseppe Calligaris, (edite dall'Associazione Aquarius), contenute nei volumi "Le catene lineari del corpo e dello spirito" (13), dimostrano che ognuna delle singole parti del corpo umano contiene, anche, le informazioni di tutto il resto del corpo. Per quale motivo, all'interno della visione cristiana, il corpo di Cristo non dovrebbe funzionare, in quanto grande corpo concreto, allo stesso modo. Il principio della circolazione libera e totale di tutta l'informazione, anche in ogni singolo componente di un organismo, non solo motiverebbe lo stesso corpo cristico, ma sarebbe base, irrinunciabile, dello stesso scorrere della vita. Da qui, la deduzione conseguente che un corpo è morto quando non vi scorre l'informazione, perché non vi scorre la vita. Ecco perché un cristiano non dovrebbe avere paura della verità. Dovrebbe, invece, augurarsi che scorra libera, anche senza strane macchine all'orizzonte. In modo esplicito, nelle parole dette durante le interviste, sembra di cogliere un timore riflesso, proveniente dalle alte autorità del Vaticano. Si ipotizza, fra le righe, che le alte autorità del Vaticano temano che una macchina come questa possa esistere, funzionare ed essere utilizzata. Quali potrebbero essere queste informazioni relative al passato che non debbono essere conosciute. Forse, si potrebbe scoprire che il cristianesimo cattolico romano non ha i duemila anni che vanta, ma, a mala pena, potrebbe arrivare a cinque/sei secoli, aggiungendo il secolo appena trascorso. Questa menzogna sarebbe più grave di eventuali alterazioni scritturali, se fosse accompagnata anche da alterazioni nel computo del tempo. Potrebbero essere state compiute alterazioni cronologiche che, se scoperte, porterebbero all'indietro, e di molto, il reale computo degli anni fino ad ora trascorsi. Ammettiamo, solo per qualche secondo, che quanto si è detto e scritto, in questi ultimi trenta anni, sulla macchina del tempo fosse, anche minimamente, vero. E ancora ipotizziamo, sempre e solo per qualche secondo, che di là dal Tevere ritengano di avere qualcosa da nascondere, riferito al passato. Sarebbero credibili silenzi, assilentimenti, trappole, deviazioni non importa come motivate? Si potrebbero essere credibili. Ma siamo nel campo delle congetture ne converrete.

Sempre nel campo delle congetture, cosa potremmo dire di una organizzazione semi-segreta, che, scoperta la tecnica dell'imbroglio (geniale: scrivi oggi quello che vuoi sia vero ieri), l'avesse usata a sua volta, negli ultimi tre secoli. Questa organizzazione avrebbe avuto la certezza del silenzio da parte di quelli che, loro malgrado spero, si fossero ritrovati complici della grande sceneggiata costruita contro l'intera umanità. Un piccolo, agguerrito, gruppo che, appena se ne creassero le condizioni, potrebbe avere in programma di liberarsi dello scomodo complice. Un complice in carne ed ossa, soggetto alla mortalità. Nel corso dei ricambi generazionali ai vertici del potere, qualcuno, ricoprente la massima carica, potrebbe soffrire di crisi di pentimento, potrebbe essere spinto a dire la verità sulla tecnica utilizzata dei falsi documenti antichi. Ma anche questa organizzazione semi-segreta, che è costretta a reggersi principalmente su uomini mortali, potrebbe, un giorno, iniziare a perdere pezzi a causa di una nuova sensibilità nei nuovi avvicendamenti umani nelle cariche del potere piramidale. Tutti condizionali d'obbligo naturalmente. Se aveste la pazienza di leggere, senza salti, tutta la documentazione raccolta in appendice, relativa alla storia dell'esistenza o meno di questa macchina, della sua capacità di vedere e sentire gli eventi del passato, anche voi, come me, potreste credere che qualche lampo di verità potrebbe essere visibile in tutta questa storia. Potreste, come me, ritenere non così incredibile che si possa essere attivata, negli ultimi cinquant'anni, una sorta di operazione "sabbie mobili". Un’operazione complessa e coordinata nel tempo, con un duplice obiettivo: condurre, lentamente, tutta la questione del cronovisore verso il dimenticatoio e, parallelamente, avvolgere il più esposto fra le persone coinvolte (Padre Ernetti) nel “fumus” della non attendibilità.

I documenti che ho raccolto possono aiutare chi vuole saperne di più. Di certo li spedirò volentieri a Padre Francois. Queste pagine non vogliono essere, naturalmente, un intervento esaustivo sulla vicenda del cronovisore. Essendo stato in qualche modo coinvolto in questa vicenda, sia pure in qualità di ricercatore, è naturale che in queste pagine cammini indisturbato il mio punto di vista. Queste pagine sono principalmente una recensione, anche se “sui generis”, del libro di Padre Francois Brune. Invito quindi, e volentieri, per chi conosce il francese, alla lettura diretta del libro “Le nouveau mystere du Vatican”, edito dalla Albin Michel di Parigi. Rinvio i lettori che non conoscono il francese ad una edizione italiana sperabilmente prossima. Quanto a me che scrivo, se fossi riuscito, almeno in parte, a dissolvere qualche piccola ombra e ad illuminare, anche di poco, quel buio mortale che circonda tutta questa vicenda, mi riterrò, momentaneamente, pago. Dovremmo essere grati ai ricercatori della verità come lo è Padre Francois Brune e come certamente lo era Padre Pellegrino Ernetti. Un unico rammarico, alla fine di questo scritto che è stato, come intuirete, anche un lavoro di ricerca, che la completezza di tutta l’informazione disponibile, di per sé, non rende automaticamente visibile la verità.

Alberto Roccatano Milano, 14 ottobre 2002

 

 

Da i manoscritti di Don Luigi Borello A cura di Borello Giovanni

DAI MANOSCRITTI DI DON LUIGI BORELLO

ARGOMENTO

Non vorrei si pensasse ad una delle frequenti trovate di pseudo inventori i quali vogliono demolire e nulla costruiscono. Qui ci troviamo di fronte a qualcosa di veramente nuovo che non demolisce ne la fisica quantistica, ne le acquisizioni di Einstein, ne considera inutili le ricerche in atto: tutto al più saranno da considerare inadeguate in quanto non tengono conto della reale natura dello spazio in cui viviamo. Inspiegabilmente siano vissuti finora “come i pesci nell’acqua - che non sanno cos’è” .

Finchè non verrà recepita questa idea che definisce realmente cos’è lo spazio in cui viviamo, rimaniamo, nella fisica e non solo nella fisica ma in tutti i rami della scienza, di fronte ad un fisiologico avanzamento di meravigliosi progressi ma che restano ad un livello orizzontale, senza alcun balzo verticale, da ormai 60 anni. L’ultima grande acquisizione può essere considerata quella di Maxwell.

In tutte le altre acquisizioni, comprese quelle di Bohr - Einstein - Einsenbergh -Schrodinger - W. Pauli, esistono ombre, dubbi, vuoti, incertezze.

Esiste una meravigliosa pagina di Einstein nella quale espressa la sua più grande intuizione ma che purtroppo chiude dicendo: “finora non siamo ancora riusciti a realizzare questo programma in forma convincente e coerente. Il decidere se ciò sia o no possibile appartiene al futuro” ma esistono anche due volumetti di Cesare Colangeli il quale nel 1948 con una perfetta formulazione riuscì a fare l'unificazione che Einstein si auspicava nel 1938, ossia che le leggi del "campo” siano valide sia per la radiazione che per la materia, dando ragione di ambedue con un'unica formula la quale varia soltanto per un coefficiente numerico diverso per la radiazione e la materia.

Ed esiste anche un mio “saggio” del 1989 nel quale non dico nulla di nuovo, ma riprendendo un corollario della teoria, do perfetta validità a tutta la teoria, non soltanto teoricamente, ma anche in forma sperimentale.

Sia l’idea di Einstein e sia la perfetta formulazione del Colangeli non sono mai state prese in considerazione nel mondo della fisica, se non da pochissimi studiosi. Speriamo che ora sia la volta buona.

Mentre da un lato ammiri profondamente Einstein per la meravigliosa sua pagina citata, più che per il resto della sua opera scientifica, perdo quasi di lui la stima quando lo sento dire a riguardo della realtà “campo”:

“l’unica nostra via d’uscita sembra essere quella di tenere per certo il fatto che lo spazio possiede la proprietà fisica di trasmettere le onde elettromagnetiche, senza troppo preoccuparci del significato di questa affermazione”.

In altre parole ci dice che il campo è una proprietà dello spazio e che la propagazione di un’onda in esso è una perturbazione dello stesso, ma che cosa sia lo “spazio” proprio non ce lo dice, come nessun fisico, finora, nemmeno Rubbia o Zichicchi ce lo hanno saputo dire e, sembra, nemmeno interessarli molto, anzi, per niente.

Ma alcuni eminenti fisici, il problema almeno se lo sono posto.

Il problema delle particelle e delle onde dominò i primi decenni di questo secolo, ma i dubbi che esistevano non sono ancora dissipati.

Non passa settimana che sulle riviste prestigiose del mondo e nelle relazioni scientifiche, che seguo costantemente, non si ritorni sugli stessi argomenti con qualche nuova prospettiva, ma immancabilmente con le desolanti conclusioni di incertezza che si facevano mezzo secolo fa:

È soprattutto ad Einstein l’abbandono definitivo della nostra credenza in un “etere” non rilevabile.

Le onde luminose e le onde elettromagnetiche in genere debbano essere considerate come la propagazione ondosa attraverso lo spazio (veramente vuoto!) ed è qui la contraddizione non risolta di Einstein e di tutti quelli che così continuano a credere “di una sostanza impalpabile chiamata campo”:

Questo è il secondo paradosso di Einstein oltre a quello già citato; altro che quello relativistico dei due gemelli o dei due orologi!

Senza contraddirmi a quanto dicevo sopra, ossia che la Teoria dello Spazio Neutrinico non intende demolire nulla, circa questa affermazione di Einstein non si tratta di demolirle, in quanto già di per se stesse non dicono nulla: semplicemente omettono di definire, sia pure con scusante “finora non siamo ancora riusciti a realizzare un programma in forma convincente e coerente”.

Ma una volta che Cesare Colangeli è arrivato a formulare questo programma convincente e coerente, per i fisici che continuano ad ignorare non c’è più scusante.

Il grande fisico Kenneth W. Ford, che certamente tutti gli studiosi conoscono, a riguardo di questo concetto di campo, della cui realtà nessuno dubita e quindi nemmeno noi, diceva nel 1963:

“questo può sembrare un progresso assai dubbio della scienza.

Una sostanza ipotetica, l’etere, viene sostituita da un’altra sostanza ipotetica, il campo” e ribadiva ancora: “naturalmente noi oggi siamo contrari all’imbarazzante ricchezza di campi nei quali nessuno veramente crede”.

(intendeva dire così come vengono creduti senza alcun approfondimento di che cosa siano realmente).

I fisici mantengono la convinzione che esista alla base di tutte le particelle, una struttura più semplice e il dualismo tra luce e particelle, dibattuto da circa un secolo non è ancora risolto (potrà esserlo dal momento che verrà recepita dal mondo scientifico la “teoria dello spazio neutrinico” di Cesare Colangeli (lo dico con presunzione o senza presunzione, come credete meglio).

Aggiungo soltanto più, a quanto riportato dal fisico Ford una asserzione di un altro grande fisico, Wiener:

“nel campo della fisica, allo stadio attuale di sviluppo, le particelle fondamentali sono di importanza massima, ma non sono fondamentali nel senso di essere le ultime….LE DIFFICOLTA’ DI EINSTEIN E DI BOHR RIMANGONO, E LA TEORIA DEL CAMPO UNIFICATO SULLA QUALE EINSTEIN FACEVA AFFIDAMENTO è ANCORA UNA PIA SPERANZA.

SIAMO TUTTI IN ATTESA DI UNA NUOVA SINTESI DI IDEE, che non sarà certamente conclusiva, ma ci fornirà UNA NUOVA BASE sulla quale la fisica potrà operare per decenni, se non per secoli”.

A COSA SIAMO ARRIVATI

Dall’approfondimento della teoria dello spazio neutrinico di Cesare Colangeli, siamo arrivati, con la prova positiva sperimentale di un corollario di essa, alla convalida della stessa nella sua interezza, confermando che:

E’ VALIDA NON SOLO PER I FATTI CHE ANCORA DOVEVANO ESSERE SPIEGATI, MA ANCHE PER QUELLI CHE SI RITENEVA POTESSERE ESSERE SPIEGATI IN SUA ASSENZA.

Innanzitutto, ripeto, Cesare Colangeli è riuscito a DESCRIVERE TEORICAMENTE COME LE LEGGI DEL “CAMPO” SIANO VALIDE SIA PER LA RADIAZIONE CHE PER LA MATERIA, DANDO RAGIONE DI AMBEDUE CON UN'UNICA FORMULA LA QUALE VARIA SOLTANTO PER UN COEFFICIENTE NUMERICO DIVERSO PER LE RADIAZIONI E PER LA MATERIA.

Inoltre definire in realtà CHE COSA E’ LO SPAZIO IN CUI VIVIAMO E CI MUOVIAMO.

Affermando che viene data la spiegazione di tutti i fatti, anche se non ancora tutti, per ora, esaminati dettagliatamente, ci limitiamo soltanto a quelli strettamente fisici, ma siccome tutti i fenomeni che avvengono in natura hanno una base fisica, vengono compreso anche quelli biologici, non esclusi quelli mentali.

In particolare il nostro maggior lavoro è stato finora precisare:

1 - IN CHE CONSISTE VERAMENTE L’IMPULSO NERVOSO che si forma dopo la traduzione operata dagli organi di senso di quelle forma di energia che li colpiscono.

2 - come la corrente nervosa vada a formare nel cervello l’engramma e di conseguenza, COSA SONO LE TRACCE MNESTICHE.

3 - IN CHE MODO QUESTE TRACCE MNESTICHE PERMANGONO E COME VENGONO DI NUOVO ATTIVATE al sopraggiungere di nuova situazione uguale o simile, o che abbia relazione con quella precedentemente registrata. In altre parole: SIAMO RIUSCITI AD IDENTIFICARE QUAL’E’ LA BASE FISICA DELLA MEMORIA (voglio aggiungere: di tutte le “memorie”, non esclusa quella genetica).

Per renderci conto di quanto sia importante questa acquisizione, basta che ci riferiamo a quanto ci hanno detto E, D. ADRIAN - S.ZUCKERMAN - SALVADOR E. LURIA - PAUL CHAUCHARD: E’ CERTO UN ERRORE, SUL QUALE NON VALE LA PENA DI RITORNARE, CONSIDERARE IL PENSIESO COME UNA SECREZIONE CHIMICA DEL CERVELLO E I RICORDI COME SOSTANZE CHIMICHE IMMAGAZZINATE NEI NEURONI O RIDURRE IL PENSIERO ALL’ATTIVITA’ ELETTRICA CEREBRALE.

Per tutti: LA BASE FISICA DELLA MEMORIA RIMANEVA UN MISTERO.

Le ricerche, anche recentissime, delle quali ci riferiscono le più autorevoli riviste scientifiche di tutto il mondo continuano ad insistere su scambi di Joni di sodio e di potassio e di correnti elettriche che non sono altri che fenomeni collaterali e di alimentazione del vero contenuto significativo che scorre lungo il sistema nervoso.

“Per comprendere il funzionamento cerebrale nel suo intimo bisogna saper CPME SI GENERINO I MESSAGGI, COME SI PROPAGHINO, COME AGISCONO”.

Giustamente Robert Ornstein e Richard Thompson affermano:

“L’IMPULSO NERVOSO NON E’ UNA CORRENTE ELETTRICA - NOI NON CONOSCIAMO ANCORA LA NATURA DEI PROCESSI DI MEMORIZZAZIONE - FORSE LA SfIDA Più GRANDE CHE SI PONGA LA NEUROSCINZA è CAPIRE IN CHE MODO AVVENGA LA MEMORIZZAZIONE DEI RICORDI NEL CERVELLO - LA CAPACITA’ DELLA MENTE UMANA DI IMPARARE, DI MEMORIZZARE INFORMAZIONI E DI ACCEDERE AD ESSE, E’ IL FENOMENO PIU’ NOTEVOLE DELL’UNIVERSO BIOLOGICO”.

IN VISTA

Finalmente a questi interrogativi (vedere argomenti) abbiamo trovato una risposta e, da chiunque possano essere fatte le dovute verifiche semplicemente adottando i principi che estrapolandoli dall’originale di Cesare Colangeli li ho esposti nei miei “saggi”.

All’infuori di questi saggi e dei due volumetti del Colangeli, non mi risulta che esista una bibliografia al riguardo, in quanto si tratta di una via di indagine completamente nuova.

Via di indagine che non esclude l’uso di mezzi tecnici attuali e più progrediti di informatica che noi stessi abbiamo usato e stiamo usando, ma che, presto anche questi, almeno per le ricerche scientifiche, verranno sostituiti da un sistema di memorizzazione, di richiamo e di scorrimento lungo i circuiti, completamente diverso da quello usato nelle varie generazioni di computers attualmente in uso.

Don Luigi Borello

Varazze 1989

continua pag.3

 

 

 

   
 

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